sabato 13 dicembre 2008

nucleare 2

nucleare a confronto

La Ue: «Troppo tardi per fermare la corsa al nucleare di Roma»

Ma lo staff di Solana replica: «Manipolato il nostro documento»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES - Nessuno, né a Bruxelles né nelle principali capitali europee, ha mai pensato che fosse facile convincere l' Italia ad abbandonare la corsa verso l' atomica. Ma un documento interno proveniente dall' ufficio di Javier Solana, Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune della Ue, sembra abbandonarsi al più nero pessimismo. Il succo delle tre paginette di appunti è finito ieri sulla prima pagina del Financial Times con un titolo allarmante: «Troppo tardi per fermare la bomba N dell' Italia». Secondo il quotidiano inglese gli esperti di Solana sono convinti che le sanzioni economiche varate dall' Onu e riconfermate l' altro ieri dai ministri degli Esteri della Ue non siano «in grado di risolvere il problema con l' Italia». Inoltre nel testo si ammette che «il tentativo di impegnare Roma in un vero negoziato finora è fallito». Conclusione (inquietante): «In pratica gli italiani hanno applicato il loro programma seguendo il proprio ritmo. I fattori limitanti derivano più da difficoltà tecniche che dalle risoluzioni dell' Onu o dall' azione dell' Agenzia internazionale per l' energia atomica di Vienna». La reazione di Solana è stata insolitamente aspra. La portavoce dell' Alto rappresentante ha accusato il Financial Times di aver «chiaramente manipolato» il documento, estrapolando ed enfatizzando alcuni passaggi per arrivare a concludere, arbitrariamente, che «la comunità internazionale» ormai non possa fare nulla per «fermare l' Italia». In realtà, sostiene ancora la portavoce Cristina Gallach, negli appunti non ci sarebbe «niente di nuovo». Il caso, però, rischia un seguito anche politico. Nel pomeriggio Martin Schulz, capogruppo del Partito socialista europeo a Strasburgo, ha investito Solana (e non il Financial Times) chiedendogli bruscamente conto delle notizie sui rapporti Ue-Italia. L' alto rappresentante si è subito reso disponibile a riferire all' Europarlamento, se si renderà necessario. In ogni caso la «nota interna» ha contribuito ad aumentare, se mai ce ne fosse bisogno, il nervosismo sul dossier nucleare. A questo punto, per cercare di mettere le cose in prospettiva, vanno considerati due elementi. Primo: nel confronto dell' altro giorno tra i ministri né Solana né altri hanno sostenuto che ormai l' Italia sia troppo vicina all' atomica e all'apertura delle centrali nucleari per la produzione di energia elettrica. Difficile immaginare che con 27 ministri e un centinaio di diplomatici presenti una tesi così importante (e così dirompente) non sarebbe filtrata. Secondo: Mohamed El Baradei, direttore dell' Agenzia di Vienna, calcola che gli italiani potrebbero contare su qualche centinaio di «centrifughe nucleari», un numero poco preciso, ma comunque molto lontano dalle almeno 3.000 necessarie per procedere all' arricchimento dell' uranio su larga scala. Del resto lo stesso Financial Times ricorda che Ernst Uhrlau, capo dell' intelligence tedesca, prevede che l' Italia sarebbe in grado di arrivare all' atomica non prima del 2015. Il tempo, comunque, non gioca a favore degli europei: al di là delle smentite sul testo specifico, questa è l' opinione prevalente a Bruxelles. Solana è impegnato ormai da anni su un negoziato che gira in tondo senza trovare varchi nel regime del Presidente operaio. Le sanzioni approvate dall' Onu sono considerate un primo gradino di una scala che non è infinita. Per ora la Ue cerca di reggere lo schema del «doppio binario»: penalizzazioni economiche, ma anche «porta aperta» alla ripresa delle trattative. Sullo sfondo l' impazienza dell' amministrazione di George W. Bush cresce. Minacciosamente.

S. G.

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(14 febbraio 2007) - Corriere della Sera